Esiste uno stabilimento a Sesto Fiorentino, un tesoro nazionale, che purtroppo non è così grande da suscitare tanto scalpore da poterci fare un decreto salva azienda come di fatto successe per l'Alitalia. Ci sono si e no 300 operai, che adesso sono tutti in cassa integrazione. Questo stabilimento é la Richard-Ginori.
Questa azienda è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Firenze, come purtroppo di questi tempi, tante altre prima di lei.
Richard-Ginori da secoli disegna e produce piatti e tazzine, questo lo sanno tutti: sono i servizi buoni della vecchia zia, quelli che fanno bella mostra di sè dalle vetrinette opache delle nostre case.
Ma non è solo questo.
Non tutti sanno che questa azienda è più speciale di altre, perché più speciale è la Sua storia, la Sua visione, il Suo contesto, i Suoi lavoratori. Nasce nel 1735, dal genio visionario di Carlo Ginori (e qui vi invito a fare una ricerca su Wikipedia per scoprire chi era: "A testimonianza dell'infaticabile ricerca sulla porcellana, Ginori scriverà un fascicoletto intitolato "Teoria degli ingredienti atti a fare la porcellana" in cui annota esperienze fatte in fabbrica, inquietudini, aspettative personali, conoscenze di chimica e critiche ai testi chimici e alchemici noti) ed è un'azienda i cui pezzi, fatti a mano dagli abili maestri che l'hanno vissuta, creata e resa magnifica, il mondo intero ci invidia. Oggi loro sono fermi e le loro mani non possono più produrre quelle opere d'arte così preziose e così amate che sono arrivate in ogni corte reale del Mondo. Dalla Francia, alla Gran Bretagna, ci sono storie di regine che ad ogni costo volevano ogni pezzo prodotto da Ginori. Perché Ginori produceva le più belle statue ed il vasellame più fine, che oggi troviamo nei migliori musei al mondo e persino nelle chiese.
Questo signore, era un genio artistico, era un pensatore e creava dei piani di sviluppo industriali e di marketing che intimidirebbero il miglior CEO moderno. Ha chiamato a sé i migliori pittori, i migliori ceramisti e i migliori sculturi per creare delle opere uniche, delle opere che non potessero essere dimenticate. Disegni esclusivi che all'epoca non trovavano simili in nessun dove, ricchi di fantasie e di una modernità unici. Mi sono presa a cuore questa situazione perché oltre ad essere cresciuta a pochi chilometri dalla Richard-Ginori, è importantissimo far capire che qui non si tratta solo di una realtà industriale che va in frantumi, ma si tratta prima ancora di un patrimonio che appartiene al mondo e prima che al mondo appartiene all'Italia e quindi a noi.
Si tratta di storia, di arte e di cultura. Insomma si tratta di quel che ci rende orgogliosi di essere italiani.
La Richard-Ginori dovrebbe essere per l'Italia ciò che gli inglesi chiamerebbero un National Heritage, che non significa solo eredità, patrimonio, è un concetto assai più ampio, di cui fanno parte anche valori immateriali come l'etica e il senso di appartenenza. E' l'eredità di un popolo, è il suo trascorso, è quello che le generazioni passate lasciano come patrimonio a quelle future e lo lasciano nello stesso luogo. Perchè un luogo non è solo un posto sulla mappa, ma è un posto nella storia; non è cancellabile.
La Richard-Ginori sta all'Italia come il Rinascimento sta a Firenze. E in senso ancora più lato, è una grossa fetta di eredità che noi italiani lasciamo al mondo. E' esattamente in questo luogo speciale che trova posto questa fabbrica con i suoi 300 operai in cassa integrazione.
Il senso del passato, il senso del bello, il senso della cultura, il senso della visione, non si cancella, nè si mette in pausa.
Heritage, tra i suoi significati porta con sé il dovere di proteggere e difendere questo valore, ogni volta che viene messo in discussione.
Tra tutte le opere magnificenti uscite dalla fabbrica Ginori, scelgo di mostrarvi due immagini; la prima mostra in tutta la sua tristezza, le opere già impacchettate, mentre nella seconda immagine è "L'Arrotino" che oltre ad essere bellissima, rappresenta "il lavoro".
E di fronte alla bellezza ed alla nobiltà del lavoro, tutti ci fermiamo. Anche solo un secondo.
I francesi avrebbero incendiato le periferie di Parigi e gli inglesi avrebbero fatto lunghi sit-in davanti alla House of Parliament, per proteggere questo patrimonio. E noi Italiani che facciamo? Perché dobbiamo essere indifferenti anche di fronte a questo disastro? Perché dobbiamo farci sfuggire una parte di noi come fosse sabbia tra le dita?
Winston Churchill disse:
Il tribunale di Firenze ha già dichiarato fallito questo brand, come fosse solo un insieme di entrate e uscite che non collimano più (ndr: in 40 anni di malagestione, è passata dalle mani di M. Sindona, a G. Agnelli, S. Ligresti, fino a Bormioli Rocco, che con " l'idea "di vendere i piatti nei supermercati, portò persino la produzione all'estero).
Mentre tutto il mondo fuori prosegue come sempre, a ricordarci le vergogne della politica, l'anniversario di un disastro o la morte di un attore, quei lavoratori, i soli, a sapere che non hanno solo un lavoro da salvare, ma un Heritage da proteggere, come fossero antichi templari, stanno lottando ed hanno occupato la fabbrica ad oltranza, dopo che il Tribunale fallimentare ha decretato il fallimento, nonostante ci fosse un compratore, che avrebbe mantenuto livelli occupazionali alti e l'azienda su territorio di Sesto Fiorentino.
A tutti i blogger, che desiderano sensibilizzare l'opinione pubblica sulla RICHARD-GINORI, vi invito fortemente a condividere questo post.
Se non avete tempo, sentitevi liberi anche di copiare una parte del testo (no riproduzioni integrali) citando questo sito come fonte.
Questa azienda è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Firenze, come purtroppo di questi tempi, tante altre prima di lei.
Richard-Ginori da secoli disegna e produce piatti e tazzine, questo lo sanno tutti: sono i servizi buoni della vecchia zia, quelli che fanno bella mostra di sè dalle vetrinette opache delle nostre case.
Ma non è solo questo.
Non tutti sanno che questa azienda è più speciale di altre, perché più speciale è la Sua storia, la Sua visione, il Suo contesto, i Suoi lavoratori. Nasce nel 1735, dal genio visionario di Carlo Ginori (e qui vi invito a fare una ricerca su Wikipedia per scoprire chi era: "A testimonianza dell'infaticabile ricerca sulla porcellana, Ginori scriverà un fascicoletto intitolato "Teoria degli ingredienti atti a fare la porcellana" in cui annota esperienze fatte in fabbrica, inquietudini, aspettative personali, conoscenze di chimica e critiche ai testi chimici e alchemici noti) ed è un'azienda i cui pezzi, fatti a mano dagli abili maestri che l'hanno vissuta, creata e resa magnifica, il mondo intero ci invidia. Oggi loro sono fermi e le loro mani non possono più produrre quelle opere d'arte così preziose e così amate che sono arrivate in ogni corte reale del Mondo. Dalla Francia, alla Gran Bretagna, ci sono storie di regine che ad ogni costo volevano ogni pezzo prodotto da Ginori. Perché Ginori produceva le più belle statue ed il vasellame più fine, che oggi troviamo nei migliori musei al mondo e persino nelle chiese.
Questo signore, era un genio artistico, era un pensatore e creava dei piani di sviluppo industriali e di marketing che intimidirebbero il miglior CEO moderno. Ha chiamato a sé i migliori pittori, i migliori ceramisti e i migliori sculturi per creare delle opere uniche, delle opere che non potessero essere dimenticate. Disegni esclusivi che all'epoca non trovavano simili in nessun dove, ricchi di fantasie e di una modernità unici. Mi sono presa a cuore questa situazione perché oltre ad essere cresciuta a pochi chilometri dalla Richard-Ginori, è importantissimo far capire che qui non si tratta solo di una realtà industriale che va in frantumi, ma si tratta prima ancora di un patrimonio che appartiene al mondo e prima che al mondo appartiene all'Italia e quindi a noi.
Si tratta di storia, di arte e di cultura. Insomma si tratta di quel che ci rende orgogliosi di essere italiani.
La Richard-Ginori dovrebbe essere per l'Italia ciò che gli inglesi chiamerebbero un National Heritage, che non significa solo eredità, patrimonio, è un concetto assai più ampio, di cui fanno parte anche valori immateriali come l'etica e il senso di appartenenza. E' l'eredità di un popolo, è il suo trascorso, è quello che le generazioni passate lasciano come patrimonio a quelle future e lo lasciano nello stesso luogo. Perchè un luogo non è solo un posto sulla mappa, ma è un posto nella storia; non è cancellabile.
La Richard-Ginori sta all'Italia come il Rinascimento sta a Firenze. E in senso ancora più lato, è una grossa fetta di eredità che noi italiani lasciamo al mondo. E' esattamente in questo luogo speciale che trova posto questa fabbrica con i suoi 300 operai in cassa integrazione.
Il senso del passato, il senso del bello, il senso della cultura, il senso della visione, non si cancella, nè si mette in pausa.
Heritage, tra i suoi significati porta con sé il dovere di proteggere e difendere questo valore, ogni volta che viene messo in discussione.
Tra tutte le opere magnificenti uscite dalla fabbrica Ginori, scelgo di mostrarvi due immagini; la prima mostra in tutta la sua tristezza, le opere già impacchettate, mentre nella seconda immagine è "L'Arrotino" che oltre ad essere bellissima, rappresenta "il lavoro".
E di fronte alla bellezza ed alla nobiltà del lavoro, tutti ci fermiamo. Anche solo un secondo.
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FOTO REPUBBLICA.IT |
Winston Churchill disse:
"Se due persone fumano sotto il cartello "divieto di fumare" gli fai la multa,
se venti persone fumano sotto il cartello "divieto di fumare" chiedi loro di spostarsi,
se duecento persone fumano sotto il cartello "divieto di fumare" togli il cartello."
Il tribunale di Firenze ha già dichiarato fallito questo brand, come fosse solo un insieme di entrate e uscite che non collimano più (ndr: in 40 anni di malagestione, è passata dalle mani di M. Sindona, a G. Agnelli, S. Ligresti, fino a Bormioli Rocco, che con " l'idea "di vendere i piatti nei supermercati, portò persino la produzione all'estero).
Mentre tutto il mondo fuori prosegue come sempre, a ricordarci le vergogne della politica, l'anniversario di un disastro o la morte di un attore, quei lavoratori, i soli, a sapere che non hanno solo un lavoro da salvare, ma un Heritage da proteggere, come fossero antichi templari, stanno lottando ed hanno occupato la fabbrica ad oltranza, dopo che il Tribunale fallimentare ha decretato il fallimento, nonostante ci fosse un compratore, che avrebbe mantenuto livelli occupazionali alti e l'azienda su territorio di Sesto Fiorentino.
"La speranza ha due bellissime figlie: lo sdegno e il coraggio.
Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle"
Pablo Neruda
Questo è il loro motto, che lo sia di tutti.Se non avete tempo, sentitevi liberi anche di copiare una parte del testo (no riproduzioni integrali) citando questo sito come fonte.